SERGIO ALCAMO
Ecco un’altra opera di un pittore
siciliano del Settecento, padre Fedele da San Biagio - al secolo Matteo
Sebastiano Palermo Tirrito (1717-1801) - copiata in toto da un‘invenzione altrui.
Si tratta di un piccolo dipinto su
tela (fig. 1) che faceva parte di un gruppo di opere donate verso gli anni
1768-69 da padre Fedele alla chiesa Madre del suo paese natio[1].
Fig. 1 - Padre Fedele da San Biagio, l’Eterno Padre, olio su tela, San Biagio
Platani, chiesa Madre (da Costantino 2002).
Raffigura l’Eterno Padre secondo un’iconografia consueta che ce lo mostra con
l’aureola a forma di triangolo, espressione della Trinità - e accompagnato in
tal senso anche dalla figura di una colomba bianca, raffigurazione simbolica
dello Spirito Santo - mentre pone il suo scettro sul globo terrestre.
Il quadro è stato pubblicato qualche
anno addietro all’interno del catalogo della mostra dedicata al pittore nel
2002.
L’estensore della relativa scheda riteneva
il dipinto stilisticamente vicino ai modi di Olivio Sozzi, maestro di Padre
Fedele[2].
Non si soffermava invece
sull’invenzione del soggetto che deriva con tutta evidenza da una stampa di
Giambattista Piazzetta (1683-1754) tratta da una pubblicazione edita a Venezia
nel 1742, I Dodici Apostoli ovvero Opera
dipinta da Giambattista Piazzetta incisa da Marco Pitteri
Veneto con Privilegio dell'Ecc.mo Senato.
In questa celebre serie, che
comprendeva oltre agli apostoli, la figura di dio Padre, di Gesù e della
Madonna, il soggetto viene intitolato
Omnium Creaturarum Increatus Sator (figg. 2-3).
Fig. 2 - Marco Alvise Pitteri (1702-1786), da Giambattista
Piazzetta, incisione, 1742, Monza, Civica Raccolta di Incisioni Serrone Villa
Reale (da http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/CM010-03399).
Fig. 3 - altro esemplare (da http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/BS370-00015/).
Recentemente è stato pubblicato il
disegno originale del Piazzetta (fig. 4) dal quale il Pitteri ha tratto
l’incisione[3], e
a parte un altro foglio con l’apostolo San
Simone, è forse l’unico superstite di questa celebre serie, che è stata
ammirata e copiata su molti supporti diversi.
Fig. 4 - Giambattista Piazzetta, Dio Padre e lo Spirito Santo, disegno, 1740/1742 ca., Washington, National
Gallery of art (da Robison 2014).
È cosa risaputa che molti artisti
siciliani del Settecento copiavano direttamente o indirettamente da dipinti,
bozzetti, disegni, stampe di traduzione di celebri maestri continentali o di
artisti forestieri[4].
In molti casi anche quel soggetto che
a un primo sguardo ci appare curioso e originale in realtà è derivato da un’invenzione
altrui, ripresa interamente o variata in qualche suo elemento.
Non sempre si riesce a individuare la
fonte ma con un po’ di pazienza e, talvolta anche fortuna, alla fine si trova.
Padre Fedele nell’imitare l’opera del
Piazzetta, sebbene mediata dal mezzo incisorio, non riesce a cogliere e a
trasmettere quel senso di verità che emerge dal soggetto originale[5],
e rimane ancorato a quella stanca poetica della grazia arcadica settecentesca senza
riuscire, diversamente dal suo maestro Olivio Sozzi, a rendere “la
monumentalità e l’impianto costruttivo dell’immagine di impronta marattesca e
conchiana”[6]
e ripiegando verso un “senso di religiosità chiesastica”[7].
[1]
Olio su tela, cm. 80 x 70. Si veda: G. Bongiovanni, scheda 19, in Padre Fedele da San Biagio fra letteratura
artistica e pittura, catalogo della mostra a cura di G. Costantino,
Caltanissetta 2002 (con bibliografia), pp. 240-241.
[2]
Sull’apprendimento artistico di Padre Fedele si veda: G. Costantino, Padre Fedele da San Biagio, pittore del
Settecento, in Padre Fedele da San
Biagio, op. cit., pp. 19-45.
[3]
Disegno a gesso nero su carta grigio-marrone chiaro con lumeggiature in gesso
bianco 392 x 311, 1740/1742 ca. Si veda: Scheda 57 in La poesia della luce. Disegni veneziani dalla National Gallery di
Washington, a cura di Andrew Robison, Venezia, Marsilio, 2014, pp. 163-165,
fig. 57.
[4]
A. Marabottini, Introduzione, pp. 9-27,
in C. Siracusano, La pittura del
Settecento in Sicilia, Roma1986, pp. 18-19.
[5]
Sul realismo del Piazzetta derivato dall’incontro con Giuseppe Maria Crespi e
dall’insegnamento all’accademia veneziana del disegno dal vivo dal 1722 si
veda: Robison 2014, cit..
[6]
Bongiovanni 2002, cit..
[7]
M. Accascina, Per la pittura del
Settecento nel Museo Nazionale di Palermo. Nuovi acquisti, in “Bollettino
d’Arte”, A. IX, serie II, maggio 1930, p. 504.
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