di Sergio Alcamo.
C’è un soggetto che ha avuto vasta
fortuna ed è stato replicato anche con modifiche e varianti numerosissime volte
ma che molto spesso è ignorato da molti studiosi di storia dell’arte.
Si tratta della Purificatio Beatissimae Virginis, ac Filii Praesentatio in Templo
(fig. 1), opera di disegno di Carlo Maratta (1625-1713) realizzata attorno al
1690, tradotta in incisione da Francois de Louvement (1648-1690) e pubblicata
da Giovanni Giacomo de’ Rossi a Roma tra il 1660 e il 1690[1].
Fig. 1 - Francois de
Louvement da Carlo Maratta, Purificatio
Beatissimae Virginis, ac Filii Praesentatio in Templo, Londra, British
Museum (tratto da http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=3223769&partId=1&people=115939&peoA=115939-2-23&page=1).
Non sappiamo se sia
mai stata tradotta in un dipinto dallo stesso Maratta. All’artista è attribuita
una tavoletta conservata nella Pinacoteca Mus’a di Sassari (fig. 2), ma non
credo che possa essere il bozzetto ed anche l’attribuzione mi sembra abbastanza
discutibile.
Fig. 2 - Carlo
Maratta (attr.), Purificazione della
Vergine, olio su tavola, cm. 24x18, Sassari, Museo Mus’a (da
www.pinacotecamusa.it).
La diffusione in misura sempre vasta delle
incisioni dal XVII secolo spiega la presenza del soggetto in molte parti
d’Italia al punto da ritrovarlo persino su una mattonella maiolicata (fig. 3).
Fig. 3 - Purificazione della Vergine, mattonella
istoriata del XVIII sec., Città di
Castelli, Museo delle ceramiche Giacomo Gentile (da http://www.comune.castelli.te.it).
In ambito strettamente pittorico e
soprattutto in quello siciliano il modello marattesco è stato più volte
replicato.
Elia Interguglielmi (1746-1835) lo
riproduce a monocromo nella chiesa degli Agonizzanti di Palermo[2] (fig. 4).
L’artista di discosta leggermente dal prototipo dilatando in orizzontale
l’andamento della raffigurazione ed eliminando lo sfondo architettonico.
Fig. 4 - Elia
Interguglielmi, Purificazione della
Vergine, Palermo, chiesa degli Agonizzanti, 1782 ca.(da Di Natale 1993).
Un altro esempio si trova a
Castelvetrano, nella chiesa di S. Francesco di Paola.
Anche in questo caso si tratta di una
pittura murale realizzata questa volta sull’altare maggiore (fig. 5) a sostituzione
della più classica pala mobile. Il modello incisorio è stato riproposto in
maniera pedissequa. Ritengo che l’autore possa essere stato il palermitano
Giuseppe Velasco (1750-1827), che l’avrebbe realizzata nel 1781, come si evince
dalla data riportata sul copricapo del Gran sacerdote.
Lo stesso Velasco aveva già dipinto
una tela con lo stesso soggetto - ma con vistose varianti rispetto al modello originale
(fig. 6) - per la chiesa di San Biagio a Nicosia (1772/75 ca.)[3].
Fig. 5 - Giuseppe
Velasco (?), Purificazione della Vergine,
pittura murale, Castelvetrano, chiesa di S. Francesco di Paola (1781) (foto Sergio Alcamo).
Fig. 6 - Giuseppe
Velasco, Purificazione della Vergine,
Nicosia, chiesa di S. Biagio (1772/75 ca.), (da Siracusano 1986).
Gli esempi da fare sarebbero numerosissimi.
Spero che questo mio breve saggio possa servire agli studiosi di storia dell’arte per individuare in futuro più facilmente il prototipo di opere che mostrino
questo particolare e noto soggetto.
[1] British Museum
(inv. n. 1874,0808.1691), 48,1 x 33,7 cm. Iscrizioni “Carolus
Marattus Inven. / F. de Louvement sculp. / Io. Iacob. de Rubeis Formis Romae ad
Templ. S. Mariae de Pace”. Altra incisione di Cornelis Bloemaert
in controparte. British Museum (inv. N. 1874,0808.1626).
[2] C.
Siracusano, La pittura del Settecento in
Sicilia, Roma 1986, p. 363; 368 TAV. XCIV, fig. 8. Cfr. M. C. Di Natale, Le confraternite dell’arcidiocesi di Palermo, Storia e Arte,
Palermo 1993, p. 182-184.
[3] Siracusano
1986, p. 394, Tav. CVIII, n. 3.
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