giovedì 3 aprile 2014

La Presentazione al Tempio ossia la Purificazione della vergine al tempio secondo l’uso ebraico: un prototipo di Carlo Maratta.


di Sergio Alcamo.

C’è un soggetto che ha avuto vasta fortuna ed è stato replicato anche con modifiche e varianti numerosissime volte ma che molto spesso è ignorato da molti studiosi di storia dell’arte.
Si tratta della Purificatio Beatissimae Virginis, ac Filii Praesentatio in Templo (fig. 1), opera di disegno di Carlo Maratta (1625-1713) realizzata attorno al 1690, tradotta in incisione da Francois de Louvement (1648-1690) e pubblicata da Giovanni Giacomo de’ Rossi a Roma tra il 1660 e il 1690[1].



Fig. 1 - Francois de Louvement da Carlo Maratta, Purificatio Beatissimae Virginis, ac Filii Praesentatio in Templo, Londra, British Museum (tratto da http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=3223769&partId=1&people=115939&peoA=115939-2-23&page=1).

Non sappiamo se sia mai stata tradotta in un dipinto dallo stesso Maratta. All’artista è attribuita una tavoletta conservata nella Pinacoteca Mus’a di Sassari (fig. 2), ma non credo che possa essere il bozzetto ed anche l’attribuzione mi sembra abbastanza discutibile.


Fig. 2 - Carlo Maratta (attr.), Purificazione della Vergine, olio su tavola, cm. 24x18, Sassari, Museo Mus’a (da www.pinacotecamusa.it).

La diffusione in misura sempre vasta delle incisioni dal XVII secolo spiega la presenza del soggetto in molte parti d’Italia al punto da ritrovarlo persino su una mattonella maiolicata (fig. 3).


Fig. 3 - Purificazione della Vergine, mattonella istoriata del XVIII sec.,  Città di Castelli, Museo delle ceramiche Giacomo Gentile (da http://www.comune.castelli.te.it).


In ambito strettamente pittorico e soprattutto in quello siciliano il modello marattesco è stato più volte replicato.
Elia Interguglielmi (1746-1835) lo riproduce a monocromo nella chiesa degli Agonizzanti di Palermo[2] (fig. 4). L’artista di discosta leggermente dal prototipo dilatando in orizzontale l’andamento della raffigurazione ed eliminando lo sfondo architettonico.


Fig. 4 - Elia Interguglielmi, Purificazione della Vergine, Palermo, chiesa degli Agonizzanti, 1782 ca.(da Di Natale 1993).


Un altro esempio si trova a Castelvetrano, nella chiesa di S. Francesco di Paola.
Anche in questo caso si tratta di una pittura murale realizzata questa volta sull’altare maggiore (fig. 5) a sostituzione della più classica pala mobile. Il modello incisorio è stato riproposto in maniera pedissequa. Ritengo che l’autore possa essere stato il palermitano Giuseppe Velasco (1750-1827), che l’avrebbe realizzata nel 1781, come si evince dalla data riportata sul copricapo del Gran sacerdote.
Lo stesso Velasco aveva già dipinto una tela con lo stesso soggetto - ma con vistose varianti rispetto al modello originale (fig. 6) - per la chiesa di San Biagio a Nicosia (1772/75 ca.)[3].   


Fig. 5 - Giuseppe Velasco (?), Purificazione della Vergine, pittura murale, Castelvetrano, chiesa di S. Francesco di Paola (1781) (foto Sergio Alcamo).



Fig. 6 - Giuseppe Velasco, Purificazione della Vergine, Nicosia, chiesa di S. Biagio (1772/75 ca.), (da Siracusano 1986).

Gli esempi da fare sarebbero numerosissimi. Spero che questo mio breve saggio possa servire agli studiosi di storia dell’arte per individuare in futuro più facilmente il prototipo di opere che mostrino questo particolare e noto soggetto.



[1] British Museum (inv. n. 1874,0808.1691), 48,1 x 33,7 cm. Iscrizioni “Carolus Marattus Inven. / F. de Louvement sculp. / Io. Iacob. de Rubeis Formis Romae ad Templ. S. Mariae de Pace”. Altra incisione di Cornelis Bloemaert in controparte. British Museum (inv. N. 1874,0808.1626).
[2] C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, p. 363; 368 TAV. XCIV, fig. 8. Cfr. M. C. Di Natale, Le confraternite dell’arcidiocesi di Palermo, Storia e Arte, Palermo 1993, p. 182-184.
[3] Siracusano 1986, p. 394, Tav. CVIII, n. 3.

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