venerdì 18 agosto 2017

ANCORA SUL CAV. PIER FRANCESCO FERRANTI A SALEMI (1667) - NUOVE IMMAGINI E DUE CITAZIONI INVENTARIALI.


Sergio Alcamo

In questo breve post desidero pubblicare altre fotografie da me scattate nell'estate del 2014 che ritraggono la volta di un ambiente del convento gesuitico di Salemi che un tempo ospitava la Congregazione del SS. Crocifisso detta "Segreta" fondata nel 1662 . 
E' decorata con un affresco di Pier Francesco Ferranti generalmente citato come il Trionfo di Gesù e Maria tra angeli e santi fondatori degli ordini religiosi.
L’opera è datata 1667.
Per maggiori delucidazioni rinvio al mio precedente post sul Ferranti al seguente link:




Fig. 1 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), Gesù Cristo, Maria Vergine in una gloria di angeli.


Fig. 2 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con S. Ignazio di Loyola.


Fig. 3 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con S. Francesco di Paola.


Fig. 4 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con i Santi Francesco da Assisi e Domenico di Guzmán.


Fig. 5 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con i santi Benedetto da Norcia e Agostino.


Fig. 6 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), particolare della decorazione della volta.


Fig. 7 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con un motto.


Fig. 8 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), altro dettaglio con un motto.


Fig. 9 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con putti che reggono simboli della passione.


Fig. 10 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), altro dettaglio di putti che reggono una lucerna e un sacchetto di monete.


Fig. 11 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio decorativo con festone di fiori e frutti.


Fig. 12 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con putti reggi-cortina.


Fig. 13 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con S. Ignazio di Loyola.


Fig. 14 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con putti che reggono simboli della passione.


Fig. 15 - Pier Francesco Ferranti, Trionfo di Gesù e Maria1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), altro dettaglio della volta.

Del Ferranti le fonti citano anche l'affresco raffigurante la Caduta di Cristo sotto la croce o meglio l'Ascesa al calvario (figg. 16-21) - variante del celebre Spasimo di Raffaello - nella parete di ingresso del medesimo ambiente, che in origine ospitava un altare ornato da "arabeschi di legname e d'oro fino" e dodici tele di grandi dimensioni raffiguranti "Santi importanti per la loro penitenza". Vi si venerava inoltre un prezioso Crocifisso, opera del trapanese Milanti del 1664 (don Alessandro Palermo in  http://matricesalemi.blogspot.it/p/la-chiesa-madre.html). 
Recentemente la Caduta di Cristo è stata menzionata da Salvatore Mercadante in un suo contributo dal titolo Lo Spasimo di Sicilia di Raffaello e la sua fortuna. Diffusione di uno schema iconografico (in "TeCla", n. 12, dicembre 2015, pp. 20-37). A proposito della composizione salemitana l'autore afferma "Un’ulteriore libera interpretazione del modello raffaellesco è quella che si trova affrescata su una parete del refettorio dell’ex Collegio dei PP. Gesuiti di Salemi. Secondo quanto scrive Cammarata (che riporta le parole del gesuita e storico locale del XVIII secolo Giuseppe Stanislao Cremona), autore dell’opera, eseguita nel 1667, fu tale Pier Francesco Ferrasiti che, nella volta, affrescò anche il Trionfo di Cristo e di Maria tra figure di angeli e santi. Tuttavia, Cataldo indica come autore di quest’ultima opera il pittore bolognese Pier Francesco Ferrante, riconducendola sempre al 1667. Forse si tratta dello stesso Francesco Ferrante, seguace del celebre Guido Reni, citato nelle Vite de’ pittori Messinesi del Susinno e nelle Memorie de’ pittori Messinesi di Giuseppe Grosso Cacopardo".
Probabilmente al Mercadante è sfuggito il mio post sul pittore bolognese. 


Fig. 16 - Pier Francesco Ferranti, Caduta di Cristo sotto la croce, 1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico). 


 Fig. 17 - Pier Francesco Ferranti, Caduta di Cristo sotto la croce, 1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con Maria.


Fig. 18 - Pier Francesco Ferranti, Caduta di Cristo sotto la croce, 1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), altro dettaglio di Maria.


Fig. 19 - Pier Francesco Ferranti, Caduta di Cristo sotto la croce, 1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio del Cristo.


Fig. 20 - Pier Francesco Ferranti, Caduta di Cristo sotto la croce, 1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio con uno degli  sgherri.


Fig. 21 - Pier Francesco Ferranti, Caduta di Cristo sotto la croce, 1667, Salemi, Museo civico (già sala della Congregazione Segreta nel convento gesuitico), dettaglio degli astanti.


Approfitto per segnalare che nel Catalogo generale della quadreria del Duca di Cesarò redatto nel 1742 (pubblicato in V. Abbate, La stagione del grande collezionismo, pp. 107-140 in Porto di mare 1570-1670: pittori e pittura a Palermo tra memoria e recupero, catalogo della mostra (Palermo, Chiesa di San Giorgio dei Genovesi, 30 mag.-31 ott. 1999 - Roma, Palazzo Barberini, 10 dic. 1999-20 feb. 2000, a cura di V. Abbate, Napoli, Electa, 1999, p. 134) troviamo elencate due composizioni del "(Ferrasiti?) Ferranti Francesco Maria Bolognese" ossia “Francesco Ferrante, lo scolaro bolognese del Reni di cui parla il Susinno, venuto in Sicilia al seguito del viceré de Ligne” (ivi, p. 129): 

n. 123 - Santa Cecilia, palmi 3 x 2 ½ [cm. 79,35 x 66,12 circa] (supporto ignoto), lunghezza per larghezza.
n. 124 - S. Giovanni Battista, disegno sopra carta di chiaro scuro, once 8 x 6, lunghezza per larghezza [cm. 17 x 13 circa].

Dati i rapporti stretti con Messina tenuti da don Calogero Gabriele Colonna Romano, duca di Cesarò, marchese di Fiumedinisi, barone di Godrano e fondatore di Joppolo Giancaxio, centro agricolo dell'agrigentino (Abbate, cit., p. 127)  e prima di lui dal suocero, Jo. Antonio Joppolo, Presidente del Real Patrimonio, Reggente del Supremo Consiglio d'Italia e "Vicario Generale nella città di Messina per la correzione della moneta falsa" (ibidem) non è da escludere che tali esemplari fossero stati acquistati nella città dello Stretto.
Purtroppo non conosciamo il destino di queste due opere come della gran parte delle opere d'arte della collezione palermitana ubicata nel palazzo di famiglia al Cassaro, ora in totale stato di abbandono.

Ancora una precisazione sull'attività siciliana del Ferranti: rileggendo le Memorie de' pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al Secolo XIX, di Giuseppe Grosso Cacopardo, Messina 1821, alla voce "Francesco Ferrante" si legge che il pittore "ed architetto di merito" era giunto a Messina nel 1672 al seguito del "Principe de Lignè (sic.) Vicerè allora di Sicilia [...] colla veste di suo pittore" (ivi, p. 182). "Non ostanti le critiche circostanze in cui allora Messina trovavasi, volendo il Senato portare a compimento l'intrapresa custodia di preziosi marmi nel nostro duomo, fu egli impiegato all'esecuzione di un tal lavoro, che disimpegnò ad eccellenza, ma non ebbe la sorte di finirlo; perché dovendosi allontanare ne fu data l'incombenza al Quagliata" (ibidem).  
Dunque da questa breve descrizione biografica apprendiamo alcuni  elementi interessanti e cioè: 1 - che il Ferranti giunse nella città dello Stretto al seguito di Claude Lamoral I Principe di Ligne (o Ligny) nel 1672 non dal continente - come erroneamente affermato - ma da Trapani, dove probabilmente già si trovava e operava e dove il de Ligne si insediò il 21 dicembre del 1670. 2 - che del Vicerè fu pittore ufficiale e quindi è plausibile che ne fosse anche il ritrattista. 3 - che potrebbe aver eseguito delle opere anche nella città di Trapani. 4 - che dopo l'intervento incompiuto per il Duomo - dove diede anche prova di una sua finora ignota competenza architettonica - si allontanò da Messina ma ignoriamo la destinazione finale.  

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