Sergio Alcamo
Alla numerosa schiera degli artisti siciliani dimenticati o poco noti attivi nell’odierna provincia di Trapani appartiene il pittore e decoratore sei-settecentesco Vincenzo Blandini (o Blandina, Blandino), riportato all’attenzione una trentina di anni fa dal compianto storico dell’arte Benedetto Patera, che sulla scorta di un documento del 1712 per un dipinto commissionato a ‘Don Vincenzo Blandina’ per l’Oratorio dei Bianchi e Monte di Pietà di Partanna (Trapani), gli ha attribuito la pala con la Crocifissione oggi al Museo Pepoli di Trapani (fig. 1)1.
Fig. 1 - Vincenzo Blandini, Crocifissione, Trapani, Museo Pepoli (già Monte di Pietà su pegno di Partanna) (da Sarullo 1993).
La tela era stata acquistata nel 1958 dallo stesso studioso in un asta per la liquidazione dei beni del Monte di Pietà su pegno di Partanna e poi donata nel 2005 al Museo trapanese2.
Una composizione molto simile, che si conserva nel Museo Diocesano di Palermo, è stata attribuita dal Patera sempre al 'Blandina', assieme ad un’altra Crocefissione con le tre Marie ancora del Museo Diocesano, oltre ad un affresco del castello Grifeo di Partanna raffigurante Il conte Ruggero salvato a Mazara dal nobile Giovanni Grifeo (fig. 2) e ad una tela con Il Battesimo di Ruggero (fig. 3) del Museo Diocesano di Mazara del Vallo del 1712, recentemente restaurata. Patera ipotizzava che l’artista fosse un religioso e che avesse origini mazaresi.
Fig. 2 - Vincenzo Blandini (attr.), Il conte Ruggero salvato a Mazara dal nobile Giovanni Grifeo, affresco, Partanna, Castello Grifeo.
Fig. 3 - Vincenzo Blandini, Il Battesimo di Ruggero, tela, 1712, Mazara del Vallo, Museo Diocesano (particolare).
Anche nelle scarne note del Dizionario degli artisti siciliani di Luigi Sarullo l’artista è rubricato come ‘Blandina’ ed è indicato come attivo nella Sicilia occidentale3.
Più recentemente l’attuale Direttore del Museo Diocesano di Mazara del Vallo, Francesca Paola Massara, ne ha redatto la relativa voce per il Dizionario Enciclopedico dei Pensatori e dei Teologi di Sicilia4. La studiosa lo dice nato a Mazara del Vallo nel XVII secolo e ipotizzando, come il Patera, che il 'Blandini' potesse essere un religioso, elenca una serie di sue opere: a quelle già citate (le tre Crocifissioni del Pepoli e del Museo Diocesano di Palermo, l’affresco del Castello Grifeo e la tela col Battesimo di Ruggero) aggiunge due tele raffiguranti l’Incontro tra S. Antonio abate e Paolo Eremita e il Martirio di S. Erasmo (figg. 4-5), conservate nella chiesa-museo di S. Agostino.
Fig. 4 - Vincenzo Blandini, Incontro tra S. Antonio abate e Paolo Eremita, 1690, dipinto su tela, Salemi, chiesa-museo di S. Agostino (© Chiesa Madre Salemi. Foto di Alessandro Palermo).
Fig. 5 - Vincenzo Blandini, Martirio di S. Erasmo, 1690, dipinto su tela, Salemi, chiesa-museo di S. Agostino (© Chiesa Madre Salemi. Foto di Alessandro Palermo).
Entrambe sono datate 1690 e firmate 'Vincenzo Blandini'5. Provengono ambedue dalla non più esistente chiesa di S. Stefano. Per affinità stilistica Massara propone di ricondurre alla mano del Blandini anche la Natività già nella medesima chiesa (fig. 6).
Fig. 6 - Vincenzo Blandini (attr.), Natività, dipinto su tela, Salemi, chiesa-museo di S. Agostino (© Chiesa Madre Salemi. Foto di Alessandro Palermo).
Per la Massara i caratteri salienti della pittura del nostro sono «l’impostazione rigorosa, una grande capacità espressiva e una speciale sensibilità prospettica; le sue opere rivestono spesso anche valore storico e documentario, immortalando le vedute topografiche di luoghi e di città con la rappresentazione di monumenti e contesti architettonici oggi scomparsi o fortemente modificati»6.
In ogni caso anche la voce curata dalla studiosa non fa luce sulle date di nascita e di morte di questo artefice e il nome della sua città natale. Inoltre non dà rilievo alla sua presumibile attività di decoratore. Da altre fonti (che non mi è stato possibile verificare) si apprende, infatti, che il nome del pittore sarebbe legato alla prima decorazione ad affresco della chiesa Madre di Carini. «Un primo intervento pittorico fu quello dei primi anni del ‘700 di Vincenzo Blandina, artista poco conosciuto, attivo nella Sicilia occidentale, al quale sono documentati diversi pagamenti per avere eseguito, secondo lo stile tardo barocco dell’epoca, alcune decorazioni all’interno della Chiesa. Non sono rimaste però, testimonianze di queste pitture, ad eccezione di alcuni frammenti visibili nella cappella di S. Rosalia»7. Ho cercato tracce di tali affreschi ma mi è stato riferito che non esiste una cappella di S. Rosalia nella Madrice chiesa. Come che sia parrebbe che l’artista si sia limitato a decorare tutta la chiesa con «rabeschi e pitture in bianco e nero»8.
Sempre a Carini nei primi anni del XVIII secolo il pittore ‘Vincenzo Blandino’ questa volta assieme al collega Giuseppe Brusca è impegnato ad affrescare la chiesa del convento del Carmine9. In questo caso non ho potuto verificare personalmente ma da quanto ho letto in alcuni siti WEB la chiesa ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli con la conseguente perdita delle decorazioni del nostro.
Per ricapitolare fino ad ora sono tre le opere firmate e datate di Vincenzo Blandini: le due tele di Salemi del 1690 e quella del Museo di Mazara del 1712. Un’altra composizione sempre del 1712 è documentata (la Crocifissione già a Partanna). Tra quelle attribuite su base stilistica la Natività di Salemi è quella che più si avvicina alla mano dell’artista, mentre l’affresco del Castello Grifeo è da espungere quasi certamente dal suo catalogo. La Nastasi lo data peraltro 177710.
Il fatto è che dal punto di vista dello stile tutte le opere fin qui rintracciate mostrano notevoli differenze stilistiche. È anche vero che le pessime condizioni della tela con il Martirio di s. Erasmo non consentono di poterla giudicare correttamente, sebbene si possono notare alcuni stilemi tardo-manieristi con influenze da Vincenzo La Barbera. L’altra tela con l’Incontro tra S. Antonio abate e Paolo Eremita, il cui stato di conservazione è sicuramente migliore, mostra talune dipendenze dallo Zoppo di Gangi ed è più incline ad un gusto classicista.
Per quanto concerne invece la più tarda composizione di Mazara col Battesimo di Ruggero lo stile è molto incerto e malsicuro, quasi vernacolare, con la tendenza ad allungare le silhouettes delle figure; il disegno è privo di correttezza e grazia; forse solo le tinte calde e accese hanno qualche pregio. Se pensiamo che nello stesso anno dipingeva la Crocifissione per l’Oratorio dei Bianchi di Partanna ci accorgiamo immediatamente di quanto discontinuo fosse il suo modo di dipingere.
Ad ogni modo le tele salemitane permettono di retrodatare il periodo di attività del pittore, ossia prima del 1690, e vanno ad anticipare conseguentemente anche la data di nascita dell’artista, collocabile presumibilmente prima del 1670.
Certamente fu un artista itinerante. Difficile dire se ciò sia dipeso dal fatto che fosse una religioso o solo perché attraverso una serie di contatti e conoscenze riuscì a conquistarsi delle commissioni anche lontano dalla città natia da riconoscere forse in Mazara.
1 «A dì 21 apr. 1712 onze 2 a don Vincenzo Blandina pittore per un quadro del Crocefisso nel nuovo Oratorio dei Bianchi e Monte di Pietà», B. Patera, Partanna, 1970.
2 A. Filippi in «Giornale di Sicilia» del 05/10/2009, p. 20.
3 L. Romeo, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani. II. Pittura, a cura di A.M. Spadaro, Palermo 1993, p. 39, ad vocem.
4 F. P. Massara, ad vocem, in Dizionario Enciclopedico dei Pensatori e dei Teologi di Sicilia dalle origini al sec. XVIII, a cura di F. Armetta, S. Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 2018, II, pp. 675-676.
5 Pubblicate in http://www.matricesalemi.blogspot.it/p/beni-ecclesiastici.html sito web a cura di don Alessandro Palermo.
6 Massara, cit., p. 676.
7 http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:http://www.provincia.palermo.it/turismo/tesori_d_arte/00011322_Chiesa_Madre.html Sito del portale del turismo della Provincia di Palermo.
8 “Nei primi anni del 1700 il compito di decorare la chiesa venne affidato al pittore Vincenzo Blandino, il quale con rabeschi e pitture in bianco e nero affrescò tutta la Chiesa Madre. La navata centrale fu affrescata da Giuseppe Testa tra il 1759 ed il 1815”, già in http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=69517&Chiesa_di_Maria_Santissima_Assunta__Carini
9 «Nei primi anni del 1700 i pittori Vincenzo Blandino e Giuseppe Brusca affrescarono la chiesa», G. B. Vaglica, Gli organi antichi nel territorio monrealese, Associazione artistico-musicale "Ignazio Sgarlata", Palermo, Augustinus, 1991, p. 85. Su tale Giuseppe Brusca, altro pittore dimenticato, non ho recuperato al momento ulteriori notizie.
10 V. Nastasi, Partanna terra et castrum, Alcamo (TP), Arti Grafiche Campo s.r.l. 2001, p. 49.
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